Giuditta che decapita Oloferne: Artemisia Gentileschi agli Uffizi

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Giuditta che decapita Oloferne è un dipinto a olio su tavola, realizzato dalla pittrice italiana Artemisia Gentileschi (1593 – 1653).

Artemisia è stata un’importante esponente del caravaggismo. Lavorò in Italia e in Inghilterra.

L’episodio rappresentato nel quadro è ripreso dalla Bibbia e ha avuto sempre notevole fortuna nell’arte. Giuditta, con l’aiuto di una sua ancella, uccide Oloferne, generale nemico, dopo averlo sedotto.

Il quadro rappresenta l’uccisione di Oloferne in maniera realistica e davvero cruda. Le due donne appartengono a classi sociali differenti, come notiamo dagli abiti e dai loro atteggiamenti: Giuditta pare quasi preoccupata – mentre decapita l’uomo – di non sporcarsi con il sangue, mentre l’ancella ha un’espressione tranquilla. Tuttavia, le due collaborano per sopraffare la forza fisica dell’uomo.

L’interpretazione tradizionale del quadro è che esso rappresenti la voglia di rivincita e il desiderio di giustizia di Artemisia nei confronti dell’uomo che la violentò. La pittrice infatti subì una violenza sessuale: il suo aggressore fu processato e subì una lieve condanna. Il coraggio della testimonianza pubblica di Artemisia l’ha resa un simbolo per il femminismo del XX secolo.

La Gentileschi realizzò un altro quadro con questo soggetto, conservato a Napoli.